Lo smaltimento rifiuti è diventato da qualche anno (troppo pochi, a dire il vero!) una questione d’interesse comune, ma se nella vita quotidiana essa viene affrontata tramite la raccolta differenziata, come ci si comporta quando un cittadino, impegnato magari in un lavoro di ristrutturazione di un vecchio appartamento, produce calcinacci, inerti, residui di intonaco, laterizi, cemento armato e non… in una parola dei rifiuti edili?
La normativa sullo smaltimento macerie (nello specifico il Dm ambiente del 5 aprile 2006, n. 186) stabilisce innanzitutto che l’onere dell’eliminazione deimateriali di risulta compete a colui che li ha creati: nel caso specifico che abbiamo citato, sarà l’abitante di Milano che ha svolto lavori di restauro a doversene curare, qualora svolgesse i lavori in proprio; mentre competerebbero all’azienda edile che svolge l’opera, nel caso in cui si rivolgesse a dei professionisti del settore edile.
In che modo?
Due sono le possibilità: nel caso in cui si tratti di quantità esigue di rifiuti, essi possono essere convogliati presso le isole ecologiche del Comune di appartenenza, ammesso che questi lo consentano (è dunque necessario informarsi preventivamente su tale possibilità), per quantitativi maggiori è previsto il trasporto in discarica o a un idoneo impianto di trasformazione.
Sia nell’uno che nell’altro caso è però sempre obbligatorio ricorrere ad apposite ditte, regolarmente iscritte all’Albo Nazionale dei Gestori Ambientali, che gestiscono la raccolta e il ritiro delle macerie, previa compilazione di una specifica modulistica: Edilcasa Ritiro Macerie Milano opera a Milano e provincia e si dedica da oltre dieci anni alla rimozione, sgombero e smaltimento di rifiuti edili, ritiro e smaltimento macerie, sgombero rifiuti, smaltimento calcinacci.
Ma la normativa sullo smaltimento macerie prima citata non si limita a stabilire le competenze in merito, sottolineando anche la differenza che intercorre tra rifiuti edili derivanti dalla costruzione e quelli prodotti invece in fase di demolizione, laddove i secondi risultano nettamente più disomogenei dei secondi, e stabilendo come:
- In un cantiere di lavoro debbano essere rispettati i quantitativi massimi previsti per ogni materiale
- Di ogni materiale adoperato debba essere nota la provenienza
- Ogni cantiere debba rendere evidenti tipi e caratteristiche dei rifiuti prodotti
- In ogni sito di lavoro vengano assicurate condizioni per le quali il recupero dei rifiuti edili avvenga senza pericolo per la salute dell’uomo e dell’ambiente.
Condizioni che vengono delineate nel Decreto stesso.
La legge sulla gestione delle macerie provenienti da lavori edili definisce anche che a vigilare sul corretto andamento dello smaltimento siano i Comuni, ai quali vengono inoltrate le richieste di permesso a costruire, contenenti anche l’indicazione (chiaramente presunta) della quantità di rifiuti edili che verrà prodotta durante i lavori, e che in alcun modo essi possano essere convogliati assieme ai rifiuti di provenienza domestica o altri rifiuti speciali.
In particolare, è previsto che, dal momento, come anticipato, che i prodotti di scarto dei lavori di demolizione sono molto più disomogenei rispetto a quelli delle costruzioni, vengano sottoposti a trattamenti preventivi quali vagliatura, cernita, separazione, rimozione di sostanze inquinanti, recupero di metalli o altri composti metallici, frantumazione, e che già in cantiere essi vengano separati (per tipologia) in:
- rifiuti non inquinanti derivati da materiale di sterro o da sgombero
- rifiuti che possono essere depositati sulle discariche per inerti senza ulteriore trattamento
- rifiuti combustibili come legna, carta, cartone e altri materiali sintetici
- altri rifiuti non diversamente identificati.
Trattandosi di un lavoro lungo, complesso e oneroso, è chiaro che i tentativi maggiori sono volti a ridurre il più possibile il quantitativo di calcinacci, macerie e rifiuti edili che vengono prodotti in cantiere: a tal scopo si interviene col riciclo (il sistema migliore dal punto di vista ambientale, ma purtroppo non sempre fattibile), oppure attraverso la demolizione “selettiva”, che consiste nell’individuare gli scarti a monte indirizzando quelli riutilizzabili ad appositi impianti di trattamento, o ancora tramite la demolizione controllata, che prevede la differenziazione degli scarti nel momento conclusivo, in base a consistenza e possibilità di riutilizzo.
Articolo scritto in collaborazione con: http://costo-ristrutturazione-casa.it/